Un brutto sogno?

Un brutto sogno?

Si è svolto venerdì 27 settembre 2013 presso il Centro Olimpico Federale di Ostia il 116° Consiglio Federale. Il giorno successivo e quello dopo ancora, si svolgeva ad Almaty in Kazakhstan una tappa del Grand Prix senior, uno dei tornei appartenenti al World Tour valido per la ranking list mondiale. Ad Almaty non vi era […]

Pubblicato da Ennebi il 3 Ott 2013 in Milano

Si è svolto venerdì 27 settembre 2013 presso il Centro Olimpico Federale di Ostia il 116° Consiglio Federale.

Il giorno successivo e quello dopo ancora, si svolgeva ad Almaty in Kazakhstan una tappa del Grand Prix senior, uno dei tornei appartenenti al World Tour valido per la ranking list mondiale.

Ad Almaty non vi era nessun atleta italiano. Molti atleti italiani sarebbero invece voluti essere ad Almaty.

A questo punto, il lettore si chiederà – magari anche un po’ incuriosito – cosa lega la riunione del 116° Consiglio Federale, con cui si è introdotto il presente articolo, con il Grand Prix di Almaty.

La relazione che lega i due avvenimenti si spiega rispondendo alla domanda: “perché nessun atleta italiano ha preso parte al Grand Prix di Almaty?”

La risposta la si può leggere sul sito federale: “…il Consiglio ha espresso con chiarezza il concetto che, nel rispetto del ruolo e dell’autonomia decisionale dei Direttori Tecnici, non sarà automatico che i vincitori dei Campionati Italiani prendano parte di diritto alle competizioni internazionali, ma solo quelli giudicati competitivi dagli Staff Tecnici”.

La prima cosa che si evince è che il comunicato si riferisce non solo alla Nazionale maggiore, ma anche a quella U17, U21, U23 e universitaria. Infatti, il comunicato parla di “Direttori Tecnici” utilizzando per l’appunto il plurale.

Ora diventa chiaro per tutti che la direzione tecnica si occupa solamente di scelte tecniche, ma non ha nessuna autonomia per quanto riguarda la definizione della strategia a cui subordinare le scelte tecniche. A questo punto sarebbe più opportuno parlare di Tecnici Federali. Punto.

La strategia, infatti, la definisce la federazione stessa, ovvero il consiglio nazionale di settore. Infatti, il diktat che il consiglio federale impone, ovvero la strategia a cui subordinare le scelte che i direttori tecnici dovranno attuare, è che bisogna selezionare delle squadre ristrette, dando spazio solamente agli atleti più competitivi. Ciò che fa più scalpore è che tale rifermento non si limita ad europei e mondiali, ma si amplia ai tornei internazionali…

Ebbene si, avete capito bene, è proprio così!

incubo

L’incubo

Ciò che non è affatto chiaro è se tale strategia rappresenta una chiusura definitiva alla liberalizzazione dei tornei internazionali e, in particolar modo, ai tornei che fanno parte del World Tour.

In seguito a quanto accaduto nel week end appena trascorso, che ha visto la non partecipazione di atleti italiani al Grand Prix di Almaty nonostante le richieste da parte di molti atleti di parteciparvi a spese proprie, i sospetti diminuiscono drasticamente a favore di una tesi che rappresenterebbe un passo indietro per il judo italiano. Se a ciò si aggiunge che rispetto agli scorsi anni i tornei liberalizzati sono di meno, allora probabilmente abbiamo risolto l’enigma e abbiamo svelato in quale direzione la federazione italiana ha deciso di puntare la prua.

 

Che lo scenario internazionale si stia evolvendo in direzione della liberalizzazione dei tornei volgarmente detti di serie A è un dato di fatto. Che tale evoluzione sia vincente è un altro dato obiettivo: basti pensare alle medaglie dei mondiali e delle Olimpiadi di tutte le grandi potenze e Nazioni emergenti del judo mondiale che ormai da anni si sono mosse in tal senso, prima su tutte la Francia, la Germania ma anche Nazioni come Slovenia e USA. A tal proposito è utile ricordare che la Slovenia e gli USA sono usciti dalle scorse Olimpiadi con una medaglia d’oro a testa e gli USA in particolare hanno conquistato anche un terzo e un quinto posto. Eppure parliamo di due Paesi che fino all’altro ieri non avevano un’importante tradizione judoistica.

Non attuare una politica di liberalizzazione dei tornei, significherebbe inserire la retro marcia e premere sull’acceleratore, senza nemmeno guardare lo specchietto retrovisore.

Che l’Italia sia pronta ad un sistema liberalizzato lo si evince da un’ulteriore riflessione: la maggior parte degli atleti della nazionale italiana fanno parte di un gruppo sportivo militare e per questo motivo percepiscono uno stipendio; così, alla stregua di un ragazzo che investe su stesso iscrivendosi all’università al fine di accrescere il proprio profilo e migliorare il proprio futuro, allo stesso modo ogni atleta dovrebbe investire su se stesso per raggiungere i propri sogni. Del resto la risposta da parte degli atleti italiani è più che positiva in tal senso. Spesso li vediamo impegnati nelle Europ Cup, dove però gli atleti della classe Senior non accumulano punti preziosi per la ranking mondiale. Inoltre, si potrebbe aiutare con delle borse di studio i migliori atleti, magari introducendo dei concorsi che tengano conto anche della situazione patrimoniale di ognuno.

 

Dunque, perché chiudere l’attività internazionale a chiunque ha la voglia di migliorare? Come può crescere il judo italiano se la Nazionale diventa (o continua ad essere) una piccola cerchia di intimi amici? E come fa un atleta italiano a migliorare se ora è scritto nero su bianco che i Campionati italiani non contano più nulla? Come fa un atleta a migliorare se vinto un campionato italiano non può fare nemmeno dei tornei internazionali? Dove può trovare un atleta generico medio la motivazione a migliorarsi in uno scenario simile? Qual è la paura, quali sono le considerazioni che hanno portato ad una scelta così forte? E, ancora, le commissioni tecniche nazionali sono d’accordo con il diktat imposto dal consiglio federale?

Ciò che sorprende leggendo il comunicato della FIJLKAM è che non si parla nemmeno più del podio dei Campionati Italiani: la seconda e la terza piazza sono escluse a priori. E’ solo il Campione Italiano che può o meno partecipare ai tornei internazionali, a condizione che la Direzione Tecnica lo ritenga opportuno.

Ecco, quest’ultimo è un altro aspetto critico e del tutto fondamentale del comunicato che si legge sul sito federale. E’ vero che definire dei criteri matematici con cui selezionare gli atleti non è ciò a cui aspiriamo, altrimenti non avrebbe senso che vi siano delle persone atte ad effettuare delle scelte tecniche. Tuttavia, lasciare a queste persone piena libertà di selezione senza che vengano definite delle linee guida valide e note a priori a tutti è una operazione molto pericolosa, che non dà garanzie di trasparenza ai tesserati federali. O quanto meno, non garantisce la maggior parte dei tesserati.

Se può starci l’idea che non basta vincere il Campionato Italiano per sentirsi “a posto” per essere convocato ad un Europeo oppure ad un Mondiale, deve invece essere chiarito se e come i medagliati possono partecipare all’attività internazionale pal fine di guadagnarsi il posto da titolare.

Infine, il consiglio federale formalizza nero su bianco le modalità di gestione criticate alla precedente direzione: il carattere poco oggettivo delle scelte, la disorganizzazione sistematica e soprattutto la mancanza di trasparenza.

Alla luce di queste ultime decisioni sembra che la necessità di cambiare il Direrttore Tecnico della nazionale maggiore fosse soprattutto necessità di cambiare soltanto il nome.

Siamo curiosi di sapere come reagiranno i Direttori Tecnici a questo diktat.

 

La speranza è che si tratti solamente di un brutto sogno o di un grande equivoco.

 

Il mondo del judo italiano pretende chiarezza. Il prima possibile.

 

lurlo1

 


  1. Marco Bottinelli says:

    E’ folle pensare sopratutto in uno sport di situazione come il ns. che un’unica gara sia il criterio di scelta(se Teddy Riner non fa i campionati di Francia per indigestione non fa le gare internazionali????). Congruo sarebbe stabilire una serie di gare e trofei nazionali e internazionali a libera partecipazione atti a fare una ranking per accedere alla Nazionale, considerando le prime 2 o 3 posizioni.Poi liberalizzare dove possibile l’accesso ai tornei di serie A (alla federazione non costa nulla) se non la perdita del CONTROLLO. Purtroppo la ns. federazione rispecchia fedelmente la gestione del Bel Paese,che nelle gravi difficoltà correnti risulta spesso incomprensibile al singolo atleta (o cittadino) che concentrato sui propri obbiettivi si sente spesso non aiutato se non ostacolato dalle Istituzioni. cordialmente Marco Bottinelli

  2. rocky416 says:

    Se il buongiorno si vede dal mattino ahimè…
    C’è un detto napoletano che dice scart frusc e pigl primmer, che in un gioco di carte vuol dire scarti una carta inutile e ne peschi un’altra..
    Spero di sbagliarmi…

  3. peppetitania says:

    Se tale circolare verrà rispettata allora spero che il detto “ogni gara ha la sua storia” viene applicato. Almeno il campione Italiano (forse) avrà la possibilità di essere scelto per fare gare all’estero, ma mi sembra poco credibile la cosa. Troppe volte si fanno scelte in base alla palestra di provenienza o altro. Riguardo il chiudere le porte all’attività internazionale io rimango shockato. Infatti sono solo gli atleti delle forze armate che potranno permettersi tale privilegio, per via del fatto che anche se non prendono fior di migliaia di euro possono permettersi tale esperienza. E per un atleta che non è in un gruppo sportivo che deve fare? E se vale come atleta che fa?? L’unica soluzione sarebbe che costui si cerchi degli sponsor che lo aiutano nel suo piccolo sogno, ma ci sono le aziende che sono disposte a sborsare cifre senza avere un certezza?? Se si arriva a tal punto vuol dire che non si chiama più judo. E visti gli ultimi avvenimenti di corruzione e di false date di nascita non mi stupisco se scoppia uno scandalo nel Judo.

  4. 8FJudo says:

    Bah…

  5. Claudio Zanesco says:

    e gli altri, ben venga la questione sui tornei internazionali ecc. ecc., ma come ci si arriva ad essere competitivi? che poi sia cosi non è una novità, hai mai visto qualcosa di diverso negli ultimi 25/30 anni?

  6. Bigsmith1963 says:

    Ma c’è un preciso disegno politico a monte o si tratta dell’ennesimo misunderstanding già sperimentato con la circolare di inizio anno?
    Perché le cose sono due, o c’è una precisa volontà di affossare il judo agonistico, lasciandolo ad appannaggio di un ristretto gruppo di atleti, per poi puntare decisamente su kata e master, oppure mancano semplicemente soldi e (soprattutto) idee.
    Quello che è certo è che si sta scegliendo una strada che è diametralmente opposta a quanto accade in europa e nel mondo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: una classe senior sempre più scarna e demotivata, Campionati Italiani di livello sempre più basso….medaglie internazionali che arrivano con il lumicino.
    Bisogna avere il coraggio di riprendersi questo sport meraviglioso e dargli una dimensione più internazionale. Il cammino tracciato dalla IJF e dalla EUJ è netto e deciso, dobbiamo solo seguirlo.

    • masterjudo says:

      puntare sui master ?????

      Dubito che sia mai stato nelle idee della FIJLKAM

  7. Zecchimotosan says:

    Interessante articolo il vostro… ma mi pare che non ci sia nulla da meravigliarsi . Il Judo in Italia è da sempre una cenerentola e lo è sempre stato! troppi interessi di bottega , programmazione pari a zero , regole continuamente cambiate in base al pensiero o alla convenienza del giorno ! . Non credo poi che si voglia spostare tutto sui master e Kata perchè anche questi stanno soffrendo moltissimo (INFATTI SONO DELLE MUCCHE DA MUNGERE ), una timida organizzazione la si vede nella volonta FINALMENTE di mettere in piedi delle squadre come fanno le altre nazioni !! e su questi due settori si parla addirittura DI partecipazioni completamente a spese proprie anche per i convocati ufficiali nella nazionale di Kata alle manifestazioni importanti tipo mondiali ed europei dove altre nazioni si stanno strutturando per sorpassare alla grande l’ Italia ! Un esempio su tutti che fà molto arrabbiare; come si fà ad aumentare le tasse federali per l’ affiliazione ed il tesseramento atleti a palestre gia aperte da un pezzo !!!! cose da restare senza parole !! Una VERGOGNA !!

  8. d'agosto andrea says:

    Quanto giustamente evidenziato e denunciato nell’articolo in commento mostra la fragilità della nostra FEDERAZIONE; le linee direttive indicate evidenziano una volontà precisa: il movimento non deve crescere, altrimenti, come accaduto in altre federazioni, addio controllo. Il Judo è per sua natura uno sport INDIVIDUALE, chi ha i titoli deve poter partecipare, come ad es. nel tennis, a qualsiasi competezioni nazionale ed internazionale, impedirlo è assurdo, anacronistico e purtroppo, spiace dirlo, fatto in mala fede. Mi spiego meglio, con la liberalizzazione e si intende sempre secondo regole precise (es. medagliati ai campionati italiani di categoria) la federazione perderebbe il controllo sugli atleti, è evidente che nessuno potrebbe impedire all’atleta che ha raggiunto il punteggio necessario di partecipare a qualsiasi manifestazione continentale, mondiale e olimpica, ciò determinerebbe automaticamente l’impossibilità della Federazione e della direzione tecnica di decidere in merito. Quante volte abbiamo letto le liste di atleti convocati di tutte le categorie a competizioni internazionali e ci siamo stupiti di leggere alcuni nomi ad esclusione di altri? Purtroppo quanto denunciato è lo specchio di un paese oramai in costante declino, che produce solo polvere e burocrazia; un giovane atleta che si allena, si sacrifica, che accarezza un sogno con queste ridicole regole già capisce che è tutto inutile, se non ha avuto la fortuna di aver avuto oltre al talento anche i natali in un luogo preciso ed alle spalle gli amici degli amici. Cari Signori della Federazione siete fuori tempo e fuori luogo.

  9. ROSMARY says:

    Sono completamente d’accordo con quello che scrive Andrea. A me sembra (ma purtroppo ne ho da anni conferma) che siamo in presenza di una federazione che rema contro gli atleti e le società, sopratutto quelle provenienti dalle zone più svantaggiate dell’Italia. A loro non interessa se un atleta fa anni di sacrifici, studia, sta lontano dalla famiglia per mesi….
    Dopo anni di sacrifici di atleta, rispettiva palestra e famiglia, a quest’atleta può capitare di essere convocato ai ritiri della nazionale in vista di europei e mondiali e vivere in un continuo assillo dalla mattina alla sera che in qualunque momento potrebbe essere scartato o addirittura sostituito senza nessun motivo apparente(!?). Ma cosa sta rincorrendo? Alla fine diventa deleterio e controproducente. Alla fine quest’atleta arriva anche, forse, a disputare una gara dove si gioca tutto e crolla al primo incontro! Ma si è chiesto qualcuno come mai sta accadendo questo sempre più spesso. Agli ultimi Europei Junior, dopo un mese di ritiro gli atleti hanno conosciuto i nomi della squadra il giorno prima della gara. Vi sembra possibile? (vedi articoli a tale proposito di Italia Judo). Non ho parole e sono molto amareggiata. Il judo scuola di vita!!!

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