Diario di una judoka italiana a Parigi – Parte II

Diario di una judoka italiana a Parigi – Parte II

Secondo ed ultimo appuntamento con Diario di una judoka italiana a Parigi, in cui Myriam Auteri ci racconta la propria avventura intrapresa a Parigi per divenire Professoressa di Judo.

Buona Lettura.

Pubblicato da Myriam Auteri il 26 Nov 2017 in Parigi, FRA

Bentrovati. Dopo avervi parlato di come è iniziata la mia avventura per diventare professoressa di judo in Francia, quest’oggi vi parlo della formazione che il mio percorso di studi prevede.

Si tratta di 1.200 ore annuali, di cui 800 ore svolti direttamente in Federazione e 400 ore di pratica nel club che ognuno sceglie come luogo di esercizio. Delle 800 orni federazione, la parte teorica si svolge nelle sedi federali, la parte pratica si svolge all’Insitut du Judo.

Il programma annuale è il seguente:

  • L’apprendimento di 5 kata: Nage no Kata 5 serie, Katame no kata, Kime no kata, Go no Sen no Kata, Kodokan Goshin Jutsu;
  • Passaggio da Tachi Waza a Ne Waza;
  • Pedagogia e Capacità nel gestire, organizzare e programmare le sedute di allenamento a seconda del pubblico;
  • Preparazione Atletica per adulti;
  • Cultura e Storia del Judo;
  • Arbitraggio;
  • Creazione e Gestione di una società sportiva.

La settimana presenta tutti questi aspetti, ogni mezza giornata ha il suo tema che viene affrontato in più ore a seconda dell’importanza. Inoltre, tutte le settimane bisogna giustificare 8 ore di lezione extra fatta nel proprio club.

I nostri interlocutori per la parte pratica sono tutti tra 6° e 9° dan, tra i nomi di rilievo mondiale troviamo Patrick Vial, 9° dan e bronzo olimpico nel 1976, che si occupa del Tachi Waza, Serge Feist, 8° dan, allenatore de l’Equipe de France per più di 10 anni e plurimedagliato ai campionati Europei, che si occupa del Ne Waza. Al loro fianco effettua alcuni interventi tecnici anche Anne-Sophie Mondière, pluri medagliata mondiale ed europea nelle categorie dei +78 kg.

Par la parte della pedagogia e della preparazione atletica troviamo F. Roualen, attualmente preparatore atletico della nazionale femminile francese, per la storia e cultura del judo il giapponese N. Kawaishi, il cui padre è stato colui che ha introdotto il judo in Francia.

Inutile dire che la qualità dell’insegnamento è alta e l’impegno richiesto è molto, sia psicologico che fisico, poichè l’80% della formazione è ovviamente fatta sul tatami. C’é da sottolineare un dettaglio importante: i candidati non sono per forza dei judoka di alto livello, perciò viene speso anche molto tempo affinché si impari la tecnica nei minimi dettagli. In tale contesto, centinaia e centinaia di uchi komi sono effettuati quotidianamente affinché tutti imparino i movimenti ed i gesti per effettuare la tecnica correttamente. Il concetto è chiaro: se non si è in grado di mostrare la tecnica correttamente, il bambini non potrà mai imparare judo alla perfezione.

La formazione iniziata nel mese di ottobre terminerà a giugno, con 4 esami:

  • 2 moduli riguardanti la teoria e per i quali bisognerà presentare un progetto di 20 pagine circa relativo al club che si è scelto per la pratica: il lavoro svolto, i cambiamenti osservati, progetti futuri, eccetera.
  • 1 modulo che servirà a valutare la capacità di organizzare gli allenamenti a seconda del pubblico proposto dalla giuria, con prova pratica di 30 minuti e 30 minuti di colloquio orale circa la pedagogia;
  • 1 esame finale nel mese di giugno comprendente 4 dei 5 kata imparati e l’espressione tecnica sia del judo che del jujutsu. Le tecniche saranno tirate a sorte dal candidato.

In caso di esito negativo una seconda chance è data nel mese di settembre. Invece a chi ottiene il diploma nei tempi giusti, viene offerto uno stage per soli tecnici a Toulouse, della durata di 2 settimane nel mese di luglio. Non so se si è capito bene, ma gli esami non li passano per forza di cose tutti e non è raro che vi siano dei bocciati.

Ad effettuare la formazione siamo circa una ventina di persone, di tutti i livelli, provenienti da tutta la regione Ile de France. Un test di ammissione obbligatorio è stato effettuato a settembre con presentazione del nage no kata, dimostrazione di tachi waza e ne waza su richiesta della giuria. Infine è stato fatto un colloquio orale come fase finale di ammissione al corso.

Oltre a poter ottenere un diploma statale, la formazione prepara anche agli esami di passaggio di grado, perciò chiunque lo desideri può presentare i kata alla commissione dipartimentale alla fine dell’anno per ottenere il dan superiore. Stessa cosa per l’arbitraggio che non è fatto solo nella sua parte teorica, ma anche nella pratica. Chiunque sia interessato all’arbitraggio potrà quindi continuare su questa strada una volta terminato l’anno, prendendo per l’appunto il brevetto d’arbitro.

Si tratta di una formazione polivalente, che affronta tutti gli aspetti del judo, dai kata all’arbitraggio, dalla preparazione atletica per adulti alla pura tecnica di base, al come si insegnata ai bambini e a come si insegna agli adulti, interlocutori chiaramente molto diversi.

Finisce qui l’appuntamento con Diario di una judoka italiana a Parigi. Mi ha fatto piacere parlarvi di come la Francia sia organizzata dal punto di vista della Formazione con la speranza che queste poche righe vi portino ad una lettura critica e propositiva per migliorare l’offerta formativa nel judo italiano.

Diario di una judoka italiana a Parigi – Parte I

 


  1. Fabio says:

    Molto bello ed interessante. Complimenti

  2. Claudio Zanesco says:

    Ahahah però, cosa aggiungere o dire, complimenti

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commenti