LiberaMENTE liberalizzati

LiberaMENTE liberalizzati

I prossimi 6, 7 e 8 giugno 2014 si terra’ alla Avana il primo Grand Prix di Cuba. La nazionale italiana non parteciperà alla competizione del World Tour e sono molti, moltissimi gli atleti che vorrebbero esserci, partecipando a proprie spese. Per non parlare degli allenatori. Eppure la circolare numero 15 parla chiaro: Avana non […]

Pubblicato da Ennebi il 23 Mag 2014 in Bruxelles

I prossimi 6, 7 e 8 giugno 2014 si terra’ alla Avana il primo Grand Prix di Cuba. La nazionale italiana non parteciperà alla competizione del World Tour e sono molti, moltissimi gli atleti che vorrebbero esserci, partecipando a proprie spese. Per non parlare degli allenatori.

Eppure la circolare numero 15 parla chiaro: Avana non e’ nell’elenco delle competizioni aperte. Nel contempo, si e’ discusso di questo aspetto nell’ultima Riunione Interforze dello scorso 5 maggio 2014. Alla Riunione Interforze partecipano i Responsabili e i Tecnici dei Gruppi Sportivi in uniforme e questa riunione ha cadenza mensile (con le dovute eccezioni). Il responsabile e coordinatore di questi meeting e’ il Comandante del Centro Sportivo dei Carabinieri per il Judo e tecnico della nazionale italiana, il M. Luigi Guido.

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Approfitto dell’occasione per fare una riflessione, che esula dal fine del presente articolo, ma che nel contempo c’azzecca – per usare il termine tanto amato dal mio corregionale Tonino di Pietro: ben venga qualsiasi tipo di interazione e confronto tra i responsabili dei gruppi sportivi militari; tuttavia non mi e’ chiaro il motivo per cui  non esista un ‘’organismo’’ simile per i civili. E’ vero, nell’ultimo consiglio di settore il M. Paolo Natale e’ stato nominato come coordinatore degli allenamenti degli atleti civili selezionati dai Comitati Ragionali. Tuttavia, la figura del M. Natale pare essere lontana anni luce da una come quella del M. Guido. Fine della digressione.

 

Torniamo all’Avana, solo virtualmente, mio malgrado.

Il tema e’ la liberalizzazione dei tornei del World Tour, questione su cui si basa il nostro futuro e per la quale Italiajudo e’ sempre stata in prima linea. In questi ultimi anni si sono visti dei buoni risultati, ma anche qualche segnale di indecisione. Ora, tuttavia, anche chi non ha mai avallato questa opzione come una possibile arma vincente per la crescita del nostro sport, comincia a parlarne e a chiedere di aprire quella o l’altra competizione del World Tour. Stiamo assistendo ad un cambiamento radicale di pensiero: sono sempre piu’ le persone convinte che la liberalizzazione sia la unica strada praticabile.

Ma perché sempre più persone si convincono? Che cosa ha fatto cambiare loro idea?

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Due week end fa e’ successo qualcosa di molto importante, che merita di essere sottolineato: la commissione della nazionale giovanile Moraci-Di Toma-Piccirillo ha aperto la World Cup di Teplice a chiunque avesse voluto, nonostante vi partecipasse una squadra titolare selezionata dalla commissione stessa. La tappa in Repubblica Ceca dell’IJF World Tour under 18 e’ tra le più importanti al mondo al punto da essere definita da molti “il torneo di Parigi degli under 18″. La scelta della triade Moraci-Di Toma-Piccirillo e’ senz’altro una scelta coraggiosa, che dovrebbe essere elevata a modello. Una scelta che non pone paletti alla crescita.

Al contrario, nella classe senior e’ scritto nero su bianco che dove partecipa la nazionale, nessun altro ha il diritto di metterci il becco. Nemmeno a spese proprie e nemmeno se il torneo e’ nell’elenco delle competizioni liberalizzate.

Questa chiusura, che probabilmente nasconde qualche sorta di timore, e’ in controtendenza con le scelte di tutte le federazioni internazionali.

All’esempio di Teplice, possiamo aggiungere quello di Londra, avvenuto nel medesimo week end. Infatti, all’Europ Cup londinese hanno partecipato 29 italiani e 9 di questi hanno portato a casa una medaglia. Una prestazione che ha visto l’Italia al quarto posto del medagliere per Nazioni. Ottimo risultato, conseguenza di sacrifici non solo da parte degli atleti, ma anche da parte dei club e delle famiglie che sono alle loro spalle. Il rammarico sta nel fatto che la tappa inglese non portava punteggio per la World Ranking List, a differenza di quanto e’ accaduto nella classe Cadetti a Teplice.

Dunque, esempi come Teplice e Londra, proprio perché’ rappresentano una testimonianza a conferma che la liberalizzazione dei tornei e’ la migliore strada da intraprendere per essere protagonisti in Europa e nel Mondo, hanno convinto anche i piu’ scettici sul fatto che il tema focale su cui ci giochiamo il nostro futuro e’ rappresentato proprio dall’apertura dei tornei che contano, quelli che portano punteggio per intenderci.

Allora perché non aprire gli accessi a tutte le competizioni, persino quelle dove partecipa la nazionale italiana? Come può diventare un Campionato d’Europa una routine, per usare il paragone utilizzato dallo stesso DTN Toniolo, se i nostri atleti hanno meno occasioni di confronto con i loro concorrenti rispetto agli atleti delle altre Nazioni? Se poi il livello deve essere sempre ascendente, sempre per parafrasare il pensiero del nostro DTN, e non si vogliono aprire i Grand Prix, perché non farlo quanto meno con tutte le Continental Open?

Una cosa e’ certa: piu’ si temporeggia nel prendere una decisione del genere, maggiori sono le opportunità che i nostri atleti perdono. E questa non e’ una opinione, bensì, un dato di fatto. E l’Avana ne rappresenta un esempio eclatante.

 

La discussione sara’ ancora una volta sul tavolo della prossima riunione Interforze che precederà il prossimo allenamento (5-7 giugno).

Cosa decideranno i responsabili delle squadre militari? E qual e’ il peso dei club civili in merito a questa decisione?


  1. Fabio says:

    Sinceramente non riesco a capire il senso di questa politica dei piccoli passi, del “vorrei ma non posso”. Liberalizzare da una parte ma al contempo bloccare la partecipazione a tornei come Parigi, Tokyo o, ora, L’Avana. Non riesco a capire se è mancanza di coraggio, semplice prudenza o…….paura. Paura che il processo di cambiamento si compia. E non c’è dubbio che si compia, perché in questo mondo globalizzato non siamo più solo noi a scegliere. Questo i club civili più grandi credo che oramai lo sanno ed è per questo che devono muoversi a sostenere il cambiamento che, si badi bene, a mio avviso non va a scapito dei club militari, è solo un modo nuovo di vedere le cose.
    Tocca agli atleti, più che ai dirigenti, ora fare i passi necessari affinché il processo di cambiamento e di vera liberalizzazione anche in Italia finalmente si compia.

  2. laura says:

    Già in altri articoli si è avuto modo di esporre la questione “liberalizzazzione” (subito ed a tutte le competizioni) ed oramai siamo tutti daccordo sul fatto che sia la SOLA strada percorribile per: fare più esperienza, essere più competitivi, essere più visibili, essere più appetibili ed allargare, anche e di conseguenza, la base dei praticanti…perché forse non ce ne siamo accorti, ma la contrazione degli iscritti è in corso da tempo…ed è proprio sulla base, quella fatta da “comuni” civili, che, a differenza del recente passato, si dovrebbe investire maggiormente per il bene di tutti, militari compresi…(ed anche le recenti medaglie lo hanno confermato).
    Ed oggi, che finalmente con il sistema Interforze (…nonostante un nome tutt’altro che azzeccato, a mio sommesso avviso!) è stata data un’OPPORTUNITA’ proprio a questi “comuni” civili…ora non ci sono più scusanti, saranno proprio loro, atleti-tecnici-dirigenti civili, i responsabili del loro destino!

    Quindi, cari club civili e soprattutto cari atleti, non accontentatevi come sempre delle briciole, non aspettate che le decisioni per voi siano prese da altri (“Cosa decideranno i responsabili delle squadre militari?” si legge nell’articolo) siate voi padroni della vostra vita judoistica e fatevi sentire…quale occasione migliore di questo allenamento “aperto”? Partecipate dunque ed esprimete il vostro pensiero costruttivamente, anche se non condiviso e non capito, per il bene di questo meraviglioso sport è necessario un pò di coraggio e di intraprendenza anche da parte dei “comuni” civili. E’ sotto gli occhi di tutti il processo di cambiamento che si stà avviando, i grandi club civili ed i gruppi militari probabilmente lo hanno già compreso…e voi?

    • laura says:

      …forse anche qualcun altro ha compreso, ricollegandomi a quanto poco sopra detto, apprendo di recente l’iniziativa del COMITATO REGIONALE (sicura espressione della miriade di operatori – atleti tecnici dirigenti ecc. ecc. – CIVILI) EMILIA ROMAGNA, che si sarebbe fatta carico dei costi di soggiorno per gli atleti della propria Regione che fossero andati a combattere a L’Avana o ancora quello del VENETO che offre un soggiorno gratuito in Giappone ai propri agonisti disponibili alla trasferta…
      Nonostante queste lodevoli e, soprattutto, concrete iniziative (che chiaramente indicano il cambiamento in atto) si continua a bloccare (…per quale motivo poi nessuno lo ha mai spiegato!) la partecipazione a tornei come Parigi, Tokyo, L’Avana e perciò si continua in modo evidentemente “discriminatorio” ad inibire la libera iniziativa e la libera circolazione, si continua ad impedire il proprio progresso tecnico/formativo (quel famoso background di cui gli atleti italiani sono carenti secondo anche il DT Toniolo e che quindi dovrebbe essere implementato bla bla bla…) e, in alcuni casi (se non erro anche nel caso dell’L’Avana), si impedisce anche la possibilità di vincere premi in denaro (…che in questo periodo non può essere considerata secondaria). Questioni tutte sicuramente problematiche ed in parte trattate anche dalla Corte di G. della C.E.

  3. GR says:

    Fabio sono d’accordo con te, difficile è avere coraggio.
    Siamo un grande gruppo e insieme la forza di proseguire su questa strada che tanti credono renderebbe questo sport con valori più credibili ma se ci sono dei blocchi troviamo la strada interrotta e non c’è più continuità. Si deve partire da zero o prendere la deviazione.
    I civili sono un gran numero di persone e tra tutti anche valide e potrebbero dare grande crescita a questa disciplina. Tuuti insieme per progredire in amicizia e mutua prosperità

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