Abu Dhabi: Italia senza medaglie
Chiusura silenziosa per gli azzurri impegnati nei Campionati Mondali under 21 di Abu Dhabi: entrambi gli italiani in gara oggi sono usciti al primo turno. Claudio Pepoli è partito bene, portandosi presto in vantaggio di yuko, ma In una transizione al suolo è rimasto imprigionato nella morsa micidiale tedesco Domenik Shoenefeldt; non è andato più lontano Davide Pozzi, che ingranando lentamente è stato sorpreso dall’ucraino […]
Chiusura silenziosa per gli azzurri impegnati nei Campionati Mondali under 21 di Abu Dhabi: entrambi gli italiani in gara oggi sono usciti al primo turno.
Claudio Pepoli è partito bene, portandosi presto in vantaggio di yuko, ma In una transizione al suolo è rimasto imprigionato nella morsa micidiale tedesco Domenik Shoenefeldt; non è andato più lontano Davide Pozzi, che ingranando lentamente è stato sorpreso dall’ucraino Anton Savytskiy.
L’Italia lascia Abui Dhabi senza medaglie e con i due settimi posti di Andrea Carlino e Alessandra Prosdocimo, in prima e terza giornata. A margine della gara, l’impressione è che al team azzurro under 21 non manchino affatto le carte vincenti ma una mentalità che sia vincente: abituare i giovani ad essere sicuri di sé e ad avere il coraggio di osare è d’altronde alla base di un salto di qualità che permetterebbe loro di esprimere un valore tecnico innegabile. Per puntare all’alto livello e preparare i giovani al futuro, d’altro canto occorre un sistema che li sostenga attraverso una progettualità concreta fatta di percorsi, tappe, obiettivi, capace di trasformare i successi di oggi, in esperienze per costruire i successi di domani.
Le medaglie d’oro dell’ultima giornata di gare individuali sono andate a Croazia, Russia e Giappone. Tutto europeo il podio del 78 kg conquistati dalla croata Brigita Matic che torna sul podio iridato dopo il bronzo di Lubijana 2013: in finale la stella nascente del judo croato ha fermato l’inattesa scalata della slovena di Celje Klara Apotekar; sul terzo gradino del podio le due tedesche Anna-Maria Wagner e Julie Hoelteroff. Niyaz Ilyasov ha invece trasformato l’argento di Fort Lauderdale nell’oro di Abu Dhabi: il vicecampione iridato 2014 ha infatti conquistato i 100 kg, cedendo il secondo gradino del podio al brasiliano Leonardo Goncalves; le medaglie di bronzo sono andate all’outsider kazakho Nikita Azarov e all’ucraino Anton Savytskiy. A conquistare i supermassimi femminili la nipponica Tomita Wakaba che ha lasciato sul secondo gradino del podio la brasiliana Camila Nogueira; le medaglie di bronzo sono andate alla sud-koreana Han Mi-Jin e alla “pertica” ucraina Yelyzaveta Kalanina, che torna sul podio iridato dopo l’argento under 18 di Kiev 2011. Il russo Tamerlan Bashaev
ha conquistato infine i +100 kg imponendosi su giapponese Genta Tanaka; a conquistare le medaglie di bronzo il campione nipponico under 21 Yusei Ogawa e il mastodonte francese Messie Katanga che torna sul podio iridato dopo il bronzo under 18 di Miami 2013.
Il Giappone si conferma padrone indiscusso del medagliere per nazioni con ben sei titoli iridati, quattro medaglie d’argento e due di bronzo, pur presentandosi al mondiale con una squadra giovane e in parte “inesperta”; sul secondo gradino del podio per nazioni la Korea del sud (2 1 2), sul terzo la Russia (2 1 0), a seguire Georgia (1 2 1), Olanda (1 0 1) e Kazakhstan (1 0 1); tra le nazioni con più medaglie Brasile (0 2 3), Slovenia (0 2 2), Francia (0 0 5) e Germania (0 0 4).
Domani in gara le squadre qualificate attraverso i campionati continentali si affronteranno nel Mondiale per team.
L’impressione che ho avuto guardando questi mondiali in streaming é che i ns. atleti siano mediamente stati un po’ timorosi, ovvero un po bloccati psicologicamente.Temo che i nostri arrivino alla categoria Junior (per non parlare dei Senior) un po’ spremuti mentalmente, ovvero dopo aver lavorato molto nelle fasce d’età precedenti ( forse troppo da eso B e da cadetti) arrivino intorno ai 18 anni stanchi per una attività troppo intensa (allenamenti,ritiri,stage e gare dai 13 anni in poi andando alle medie e alle superiori) e avendo accumulato anche tante vittorie inizino ad aver paura di perdere sopratutto di fronte ad avversari sconosciuti.Vedo ogni giorno giovanissimi fare un judo molto evoluto, ”caricati a pallettoni”da Noi allenatori e da genitori tifosi. Il tutto in puro stile calcistico, solo che là nel bene e nel male sono in 11 e qui sei da solo con uno di fronte che ti vuole sopraffare,quindi con un livello di stress molto maggiore. In sintesi temo che la ns. programmazione sugli atleti parta con carichi di lavoro molto pesanti e forte pressione troppo presto il che li porta a vincere tanto da giovanissimi ma poi a spegnersi dopo la maggiore età per un misto di stanchezza psicologica e paura di non replicare i risultati precedentemente raggiunti. Per allungare Loro la vita agonistica forse dovremmo scadenzarla meglio, diluirla all’inizio e scaricarla il più possibile dalle pressioni che il ns. ambiente trasmette. Tutto questo sempre ammirando l’impegno, il sacrificio e la dedizione che questi Ragazzi mettono in campo.
E’ fuor di dubbio che i ragazzi di Abu Dhabi abbiano patito la gara dal punto di vista psicologico…ma le ragioni non sono certo ravvisabili nel fatto che arrivino a questi appuntamenti troppo “spremuti mentalmente” o vittime di carichi di lavoro eccessivi: un mondiale è un mondiale e chi ambisce all’alto livello conosce il prezzo delle proprie ambizioni. Piuttosto i nostri giovani – e non solo – sono immaturi o “non-pronti” mentalmente e questo è un problema di cultura sportiva e di un sistema che, salvo rari casi, non prepara in suoi protagonisti ad un approccio vincente; gli atleti stessi spesso non ritengono opportuno affrontare ansia, paura, bassa autostima in modo strategico, come fanno per migliorarsi sul piano tattico, tecnico e fisico/atletico, delegando l’approccio vincente alla fortuna o all’essersi “svegliati bene” la mattina della gara. Non è facile convincersi e convincerli che la testa vada preparata, nutrita ed allenata. D’altro canto le politiche federali in materia di giovani, fino ad oggi non sono state le più favorevoli per sviluppare percorsi di crescita “a tutto tondo” né tanto meno progetti definiti da tappe ed obiettivi, fondamenta insostituibili di ogni motivazione, sportiva e non. Dopo Abu Dhabi, saranno le “scelte coraggiose” a fare la differenza: per i nostri giovani e per il loro futuro.
AC
Nel mio forse poco corretto spremuti mentalmente ci sta anche il tuo più corretto impreparati mentalmente e per carichi intendevo sopratutto quelli psicologici e delle aspettative a Loro rivolte, ancor prima di quelli fisici. Comunque sia perché le ns. squadre agonistiche possano crescere ed ottenere buoni risultati,come peraltro in tempi non lontanissimi, l’aspetto di preparazione mentale andrà curato in maniera prioritaria, perché é per noi forse il più carente. Oggi conta più di un tempo perché i ns.giovani in generale ( parlo da padre di tre figli tra i 13 e i 21 anni) sono, mi si passi il termine,probabilmente più ”complessi” ma allo stesso tempo anche più fragili di un tempo.
L’augurio é che anche stando sul tatami, possiamo tutti insieme trovare e migliorare il ns. equilibrio interiore.