La squalifica per palpeggiamento e il grande fratello

La squalifica per palpeggiamento e il grande fratello

  Sesto mercoledì con la rubrica “Perché no?”. Dopo alcune settimane dalla stoccata di Chiorbaciov, toriamo su arbitraggio e regolamenti: d’altronde chi sono oggi i veri protagonisti del judo agonistico? E soprattutto è ancora l’ippon l’obiettivo cercato?   Perché no? – Dalla squalifica per palpeggiamento al grande fratello. Storie di ubriachezza molesta o di incomprensibile realtà? […]

Pubblicato da AC il 16 Lug 2014 in Monza

 

Sesto mercoledì con la rubrica “Perché no?”. Dopo alcune settimane dalla stoccata di Chiorbaciov, toriamo su arbitraggio e regolamenti: d’altronde chi sono oggi i veri protagonisti del judo agonistico? E soprattutto è ancora l’ippon l’obiettivo cercato?

 

Perché no? – Dalla squalifica per palpeggiamento al grande fratello. Storie di ubriachezza molesta o di incomprensibile realtà?

Chi sta al “centro” del tatami? Ormai è un dilemma: capire se i protagonisti di un incontro siano gli atleti o l’arbitro è sempre più difficile. E’ certo però che la vera star di ogni incontro è sempre più spesso il regolamento con i suoi cavilli e a fare le spese di un sistema di norme sfuggito dalle mani di chi l’ha creato – una sorta di Frankenstein dato alla luce probabilmente in una serata di ubriachezza molesta – sono anche gli stessi arbitri. Succede ai meno esperti ma anche ai più titolati viaggiando per l’Europa: le novità via via introdotte, non solo stanno rendendo difficile la vita di chi si trova sul tatami o dietro al care-system ad officiare incontri e scontri, ma stanno caricando di responsabilità sempre maggiori chi giudicando, si trova a gestire un ruolo sempre più pesante per l’esito di ogni incontro. Purtroppo.

Il care-system, potente strumento nato per rendere più obiettivo il giudizio, sta palesando con prepotenza alcuni limiti del sistema arbitrale da prendere in seria considerazione. In primis, l’aggiunta del “grande-fratello” sul tatami ha ridotto la prospettiva sull’incontro: una telecamera sola posta dal lato dei giudici non fornisce un punto di vista né utile né obiettivo, anzi riduce il triplice sguardo della terna dislocata strategicamente sull’area di gara. D’altro canto, la possibilità di avere una moviola in tempo quasi reale, permette ai giudici di non prestare attenzione all’incontro e di affidarsi alla cieca alle immagini. In ultimo, l’autonomia di giudizio degli ufficiali di gara dietro al care-system è spesso indebolita: quanti osano manifestare il proprio punto di vista magari contrario a quello di un collega più esperto? Il tatami consentiva di esprimere un giudizio e magari di sbagliare ed essere corretti a cose fatte: oggi dietro al care-system si discute e ad avere il sopravvento è spesso l’opinione del più “forte”. Questo accade in Italia ma anche all’estero: basti guardare per esempio l’ultimo incontro dell’azzurra Elisa Marchiò all’Open di Madrid…cercare per credere!

Guardando all’arbitraggio su scala più ampia, la critica al non più nuovo sistema di regolamento internazionale è ormai pleonastica. D’altronde un regolamento che premia uno “shido ben dato”, è un regolamento che defrauda gli atleti della legittima centralità sul tatami ma soprattutto pecca contro il judo. Se l’ippon è il “goal” ricercato in un incontro, un regolamento centrato sulle sanzioni – e cioè su ciò che meno si avvicina all’obiettivo – allontana l’incontro dalla sua essenza. Per assurdo, perché non premiare ciò che più si avvicina al goal: ogni proiezione è un “ippon in potenza” e perché non deve essere premiata? Oggi vale di più uno shido per uscita dall’area di dieci proiezioni in cui uke cade di pancia…eppure cosa è più judoistico: chi lancia un gatto come Zantaraia pur senza successo o chi spinge l’avversario fuori dal bordo in prefetto sumo-style?

Oltre ad atleti, tecnici ed arbitri, un’altra vittima di questo sistema di regole sono gli spettatori:  quali? Probabilmente, al di là delle nostre madri e sorelle, quelli che non avremo mai. D’altronde, chi il judo lo vede una volta ogni quattro anni in occasione dei giochi olimpici cosa può capire di un incontro in cui ci sono continue interruzioni e dove a vincere è uno che non ha mai fatto cadere l’altro? Ricordo ancora l’imbarazzo dei telecronisti quando a Londra, Sabrina Filzmoser fu squalificata a vantaggio di Giulia Quintavalle per presa alle gambe. Che spettacolo è uno sport in cui uno vince perché l’avversario viene eliminato d’ufficio per “palpeggiamento”? Spettacolo è quando il famigerato “palpeggiante” solleva l’avversario e lo schianta al suolo…anche prendendo le gambe.

Con l’obiettivo di rendere il judo più spettacolare, a partire proprio dalla stupidissima regola del “se sfiori una gamba sei fuori” (certo, stupidissima: vedi la finale per il bronzo sfumata a Walter Facente a Tyumen lo scorso week-end), il judo è stato profondamente cambiato e non necessariamente in meglio. Allo spirito di chi vorrebbe rendere il judo più appetibile a tutti, si contrappongono gli “ingegnerismi” del gota dell’arbitraggio mondiale a cui – Dio solo sa perché – è stata affidata la missione di legiferare per rendere il judo più bello con risultati tutt’altro che appetibili.

Nel calcio una palla in rete è facilmente comprensibile e la “caccia al goal” è uno degli spettacoli più seguiti e partecipati al mondo. Il judo no, ma noi ci consoliamo scrivendo sulle magliette che se il judo fosse semplice si chiamerebbe calcio

Gli italiani che contano all’estero, compresi quelli che vestono i colori di un’altra nazionale, avranno il coraggio di interpretare un disagio crescente, restituendo il judo a chi lo fa e rendendolo più guadabile da chi ci scruta con curiosità? D’altronde, se nonostante il muro elevato per anni dagli strateghi internazionali, di recente è stato reintrodotto il doppio recupero in alcune competizioni internazionali come gli ultimi Campionati Europei under 18, tutto è possibile.

Meno cavilli, un sistema di punteggio più chiaro e comprensibile, un regolamento che premia chi “fa cadere” l’altro, potrebbero essere un punto di ri-partenza…ed anche una spinta a riportare i veri protagonisti del judo sul tatami. Perché no?

 

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  1. jonathan says:

    concordo in pieno, soprattutto bisogna fare chiarezza e essere più coerenti sui giudizi.. e che ci sia un regolamento tale che da rendere una stessa azione valutata allo stesso modo anche da arbitri diversi. un regolamento chiaro che diminuisca la soggettività del giudizio arbitrale. tutto questo da al fine di avere meno discussioni ad ogni incontro, senno prima o poi ogni gara finisce in rissa… Giusto o sbagliato che sia ci deve essere u regolamento CHIARO!!!

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