Intervista a Patrizia Boscolo a chiusura del 9° Week-end di Judo

Intervista a Patrizia Boscolo a chiusura del 9° Week-end di Judo

Il 18 e il 19 maggio si è svolto a Invorio (NO) il nono appuntamento “Week End di Judo” organizzato da Judo Invorio e da Area Judo Torino. A conclusione della nona edizione, abbiamo avvicinato una delle ideatrici di questo evento, Patrizia Boscolo, che ci ha raccontato le novità dell’edizione di quest’anno.

Pubblicato da Ennebi il 3 Giu 2019 in Montecarlo, Monaco

Che cosa ha spinto te ed i tuoi collaboratori ad organizzare il “Week-end di Judo” e che cosa significa per voi arrivare alla nona edizione? 
Il motore principale che ci ha spinto ad organizzare questo stage è la passione, tutt’ora viva nello staff organizzativo, senza la quale nulla ha valore. L’dea dello stage ha avuto inizio dieci anni fa, durante una cena in pizzeria. Eravamo quattro donne di ritorno da uno stage, esaminavano quello che avrebbero voluto vedere e fare; trovammo molto poco dei nostri desideri e pensieri nello stage vissuto poche ore prima; a quel punto capimmo che la strada era una sola: darsi da fare in prima persona per creare ciò che avevamo in mente, uno stage che avesse delle caratteristiche diverse, che fosse tecnico quindi con un judo alla portata di tutti; con docenti capaci di sviluppare le problematiche che s’incontrano nella pratica sia amatoriale che agonistica del judo; pensammo ad un training camp che desse la possibilità anche a chi non pratica un judo altamente agonistico di incontrare i propri beniamini, che facesse sentire le persone come a casa, che avesse un tempo breve e un costo limitato per dare a tutti la possibilità di usufruirne. E così abbiamo fatto. Dalla prima edizione abbiamo inviato degli atleti professionisti con l’idea che ognuno di essi non sia sul tatami per apparire ma per condividere. Le quattro donne di cui ti ho parlato in precedenza sono le stesse che tutt’ora fanno parte dello staff organizzativo: Laura Di Toma, Elisabetta Sartore, Laura Zimbaro ed io. Ritengo che siamo quattro persone molto diverse ed allo stesso tempo complementari; ci siamo divisi i compiti in funzione delle nostre competenze e capacità e così siamo arrivate alla 9° edizione con grande orgoglio.
Com’è stata la risposta delle società sportive in questi anni? 
Abbiamo avuto una media di 15/20 società partecipanti con circa 150/220 atleti iscritti. Quello che più ci rende orgogliose è che tornano quasi tutti. Abbiamo tecnici che prima sono venuti come docenti poi tornati con i propri atleti. Questo ci fa pensare che la nostra offerta è valida e stimolante.
Patrizia, raccontaci le novità che hanno caratterizzato la 9° edizione del Week-end di Judo. 
Partiamo da un punto fermo: la direttrice tecnica dello stage è sempre di Laura Zimbaro, come nelle precedenti edizioni. Quest’anno è stata affiancata dalla campionessa olimpica di Pechino 2008, Giulia Quintavalle. L’idea che ha accompagnato tutte le edizioni del Week-end di Judo è stata quella di avere quanto più possibile uno staff tecnico al femminile, in modo di dare risalto alle eccellenze che hanno dato e danno lustro all’Italia nel mondo, e che non sempre vengono valorizzate come dovrebbero. Riteniamo che il nostro operato abbia contribuito al cambio di tendenza degli ultimissimi anni che ha visto sempre più donne ricoprire posti di rilievo all’interno dell’operato federale.
Tornando all’edizione di quest’anno, abbiamo avuto ancora una volta la presenza di Laura Di Toma – sapete tutti quanto è impegnata con la federazione – che oltre a contribuire all’Organizzazione ha intrattenuto i pre-agonisti con giochi didattici e ha coinvolto i professionisti del gruppo sportivo, creando un sereno ambiente di scambio, come solo lei sa fare.
In aggiunta a ciò, da tre anni a questa parte abbiamo previsto dei momenti non strettamente legati alla pratica. Con il contributo del Comitato Regionale Piemonte abbiamo inserito un modulo di aggiornamento che è stato nei miei desideri per molti anni. Gli insegnanti tecnici hanno avuto la possibilità di mettere in pratica durante lo stage ciò che hanno appreso in aula. Quest’anno abbiamo toccato livelli altissimi portando tra noi uno dei più quotati psicologi dello sport italiano, Marco Pacifico, che ha fatto proprio lo spirito dello stage, regalando la propria esperienza. Marco ha sviluppato attraverso il vissuto personale il tema delle “emozioni” con i pre-agonisti/agonisti e tecnici sul tatami, e poi con gli insegnanti tecnici in aula, per ben quattro ore. Ha incantato i presenti affrontando argomenti quali auto-efficacia ed intelligenza emotiva. Nelle passate edizioni, l’arbitro internazionale Roberta Chyurlia ha reso allegro e simpatico il ruolo dell’arbitrograzie alla sua elevata conoscenza del regolamento, alla propria autorevolezza e semplicità; in passato abbiamo ospitato anche Marcello Tence, nutrizionista, judoka ed insegnate tecnico, il quale ha affrontato l’importante tema dell’alimentazione non solo con i più grandi ma perfino con i pre-agonisti; Marcello ha affascinato i bambini per due ore con giochi vari, sottolineando l’importanza dell’alimentazione in fase di crescita. Tornando all’ultima edizione, è degna di nota la presenza di alcuni atleti del gruppo sportivo Carabinieri, che hanno dato l’opportunità a chi non può frequentare i grandi stage di lavorare con dei professionisti.
Quali sono le maggiori difficoltà nell’organizzare un evento sportivo e come secondo te si possono risolvere? 
Le difficoltà sono tante perché in Italia ancora non siamo riusciti ad uscire da quella che chiamo “sindrome da orticello”. Ciò che voglio dire è che manca, a mio avviso, una visione di crescita collettiva a livello nazionale che veda la federazione come una forza imprenditoriale capace di dare supporto ad ogni tipo di iniziativa, piccola o grande che sia. Con questo pensiero, non posso non citare i nostri cugini transalpini che hanno sviluppato una forza economica importante nella comunità francese, da cui ogni realtà riesce a trarne beneficio. Dobbiamo inoltre proporre il modello sportivo come un aiuto per affrontare la vita di tutti giorni, ristabilendo un ruolo importantissimo nella Società, non solo dal punto di visto fisico, ma sopratutto dal punto di vista mentale. Lo sport, ed il judo in particolare grazie alle proprie uniche peculiarità, rappresenta uno strumento potentissimo per affrontare molte piaghe presente oggigiorno nella comunità, mi riferisco all’obesità, alla bulimia, alla depressione, alla poca stima di se stessi, e così via.
Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
Continuare a migliorare il nostro stage perché possa contribuire alla crescita judoistica e personale di chi vi prende parte; continuare a rendere il Week-end di Judo accessibile a tutti. Chiaramente l’obiettivo è la decima edizione e stiamo già lavorando per renderla speciale. Per noi organizzatrici la decima edizione significa molto e ci rende particolarmente orgogliose: abbiamo la forza e l’entusiasmo di continuare a lavorare nella direzione degli ultimi anni anche perché i numeri e gli apprezzamenti che abbiamo ricevuto a chiusura della nona edizione ci hanno ripagato del lavoro svolto fin’ora. Non vogliamo emulare nessuno, abbiamo obiettivi differenti dai grandi stage, che pure hanno la propria utilità. A tal proposito, ci tengo a sottolineare un altro aspetto: non è mai il denaro a farci felici, il denaro è solo un mezzo e tale deve rimanere. A tal proposito, voglio rivolgere un ringraziamento a tutte le persone che con il proprio aiuto hanno contribuito alla realizzazione dello stage, senza il loro lavoro non saremmo mai potute arrivare alla nona edizione.  Voglio aggiungere anche un ringraziamento personale a Betty, non solo amica ma anche grande stratega, con la quale siamo la mente e il braccio dello stage. Ciò detto, non vedo l’ora di vedervi a maggio 2020 per la decima edizione del Week-end di Judo.

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