Intervista ad Antonio Di Maggio (quarta parte)

Intervista ad Antonio Di Maggio (quarta parte)

Pubblichiamo il quarto appuntamento con il maestro Antonio Di Maggio. Nella prima parte, Di Maggio ci ha spiegato le ragioni che lo hanno portato a rassegnare le proprie dimissioni da Presidente della Commissione Organizzazione Gare. La chiacchierata aveva toccato diversi temi, tra cui il rifacimento dello Statuto della FIJLKAM. Nella seconda puntata, Antonio Di Maggio ci parla della sua visione di Comitato Regionale e dell’autonomia dei settori che, secondo lui, andrebbe ristabilita. La settimana scorsa Di Maggio ci ha parlato del CONI e della propria organizzazione, tema molto attuale visto il braccio di ferro tra Malagò ed il Governo che sta riempiendo molte pagine di giornali. Quest’oggi Antonio Di Maggio ci parla della propria visione di Direttore Tecnico, dei collaboratore tecnici e del ruolo dei dirigenti federali durante le trasferte.

Pubblicato da Ennebi il 29 Nov 2018 in Barcellona, ESP

Maestro Antonio Di Maggio, come vede la figura del Direttore Tecnico?

Grazie per avermi fatto questa domanda che mi da la possibilità di far sapere a chi non mi conosce quale è il mio pensiero a proposito delle Nazionali. Nel terzo millennio è assurdo che la Nazionale Italiana di Judo abbia alla direzione tecnica un Maestro Giapponese. Con tutto il rispetto della persona in questione, credo che l’Italia abbia Tecnici o Manager che possono svolgere al meglio questa funzione. Intanto la Nazionale dovrebbe avere una sola guida e non una senior e una giovanile, a cui si aggiungono i master ed i kata. Io penso ad un Manager che abbia conoscenza del Judo Italiano e Internazionale, che parli inglese, che capisca di contabilità e che sappia coordinare il tutto. Non deve fare l’allenatore ma organizzare, tutto il mondo tecnico, deve presentare un progetto e un regolamento chiaro di come convocare gli atleti in base a meriti e non per altre vie, il tutto deve essere verificato al biennio e il progetto deve terminare con le Olimpiadi. Il direttore tecnico deve – o dovrebbe – dare l’indirizzo anche per la stesura del PAAF e del calendario gare. Naturalmente si possono fare degli accordi con allenatori giapponesi per allenamenti mirati.

In questo momento abbiamo un “esercito” infinito di collaboratori tecnici delle squadre nazionali. Secondo Lei perché e che senso ha?

È chiaramente un modo per compiacere ogni campanile e per tenere tutti buoni. Non mi pare che abbia molto senso.

E che cosa ha senso per Lei?  

Gli allenatori dovrebbero essere divisi maschi per i maschi e donne per le donne. Esempio: Allenatore Master Maschili, Allenatore Senior Maschile, Allenatore Juniores Maschile, Allenatore Cadetti Maschili, Allenatore Esordienti Maschili. Ho aggiunto la classe Esordienti perché credo abbia senso anticipare un certo tipo di lavoro sui più giovani, in modo da prepararli meglio ad un mondo molto competitivo nonostante ci troviamo nelle classi giovanili, mi riferisco a cadetti e juniores. Ogni allenatore deve avere un alto grado e un’età matura mentre il vice allenatore può essere un atleta che ha da poco terminato l’agonismo, che fa la sua esperienza in attesa di prendere il posto di allenatore della nazionale italiana. Stessa cosa per le donne ma le allenatrici devono essere di sesso femminile. Vale anche per gli allenatori di Kata. Tutti dovrebbero fare riferimento al Direttore Tecnico o Direttore Sportivo che detta le linee e programma le attività per tutti, tenendo presente sia gli obiettivi da raggiungere che il bilancio. Per la preparazione delle squadre dovrebbe esserci uno staff di preparatori atletici e uno staff di medici. Questa organizzazione deve prevedere un segretario addetto alle Nazionali con un vice segretario che deve organizzare e risolvere tutte le problematiche inerenti le nazionali.

Le squadre Nazionali da chi devono essere guidate?

Quando le squadre vanno all’estero devono essere guidate da un dirigente della federazione e mai da un tecnico. Il dirigente ha l’obbligo di rapportarsi con il Presidente Federale, concordare con lui la politica internazionale, per evitare che l’italia sia fuori dai “giochi di potere” che gli incaricati degli altri Paesi definiscono in queste occasioni. Ci sarà un motivo per cui spesso e volentieri troviamo persone di altri Paesi che ci remano contro?

Maestro, possiamo parlare della situazione arbitrale vista la Sua esperienza anche in questo campo?

Con molto piacere, ma lo faremo alla prossima puntata.

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Intervista ad Antonio Di Maggio (Terza Parte) sull’organizzazione del CONI

Intervista ad Antonio Di Maggio (seconda Parte) sull’organizzazione dei comitati regionali e sull’indipendenza dei settori

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