LESS IS MORE

LESS IS MORE

“Less is more” è la celebre affermazione coniata dall’architetto tedesco LudwingMies van der Rohe, affinché si potesse trasmettere un concetto valido tanto nelle costruzioni quanto nella vita e cioè che il “di più” si ottiene costruendo sulla essenzialità, sul “meno”. Consapevoli di tutto ciò Simone e Daniel hanno iniziato ad intrecciare le dita delle loro mani, creando quell’incastro, simile al fasciame di legno utile nella costruzione della chiglia di una barca. Quel fasciame per i marinai greci creava “armonia”, un incastro indissolubile che costituiva la forza della imbarcazione.

A cura del Prof. Giuseppe Tribuzio

Pubblicato da Prof. Giuseppe Tribuzio il 6 Mag 2021 in Bari

Tra i banchi  di scuola  abbiano appreso fin dalle  scuole elementari che  due rette  parallele  non si incontrano  mai, poi  ci hanno  fatto comprendere che  è probabile che possano incontrarsi all’infinito. Bene,  questo avviene in  geometrica euclidea, ma nella  vita  due vite parallele possono incontrarsi?  Non sempre, però  quando succede  avviene  qualcosa  di  unico ed esemplare. Due vite parallele,  quelle  di  Daniel e di Simone, non  erano  per  niente  destinate ad incontrarsi se non  ci fosse stato  di mezzo  la pratica del Judo.  La palestra di Judo è  diventato il loro punto di incontro  dove le differenze, sostanzialmente  svaniscono, lasciando spazio  a  valori condivisi che hanno la forza  di unire indissolubilmente.

Simone ed Daniel  hanno in comune la loro diversità: Daniel ha   la pelle nera-nera, anche se parla non  solo italiano ma anche con un forte accento bresciano, essendo nato nella provincia della Leonessa;  Simone, al contrario, è albino, quindi bianco-bianco e per questo ipovedente.

Entrambi sono  ai  limiti opposti  nello spettro della diversità, ma  anche  della   forte spinta  verso una marginalizzazione  pregiudiziale. Entrambi sono  identificabili con un   meno, un less.

Questo perché la diversità  appartiene ad altri,  non a noi. Il diverso è sentito  tale perché devia  da un percorso stabilito e volge altrove i suoi passi. Ecco allora  che il colore della pelle, sia nera che bianca,  non può nascondersi non può sottrarsi al giudizio pregiudizievole, che erge muri,  spesso insuperabili,  che non lascia alcuna speranza di  riscatto. Anche l’ipovedente albino ha i suoi ostacoli da  superare. Vivere  con un  meno  non  è facile  anche quando ci si abitua. Forse anche per  questa ragione in  Simone e Daniel  è scattata  una reazione  che li  indotti a fare  del loro meno la  loro forza al  punto di  sistemare  su quel tratto orizzontale un  altro perpendicolare  da formare un  più.

Less is more” è la celebre  affermazione  coniata dall’architetto tedesco LudwingMies van der Rohe, affinché si potesse trasmettere  un concetto valido  tanto nelle costruzioni  quanto nella  vita e cioè che il  “di più” si  ottiene  costruendo  sulla essenzialità,  sul “meno”. Consapevoli di tutto ciò Simone e Daniel  hanno iniziato  ad intrecciare le  dita delle loro mani, creando  quell’incastro, simile al fasciame di legno  utile  nella costruzione della chiglia di una barca.  Quel fasciame per i marinai greci creava “armonia”, un  incastro indissolubile che costituiva la  forza  della  imbarcazione.  Da  questo  intreccio per entrambi  si stanno creando opportunità  che molto probabilmente li  vedranno partecipare  come protagonisti ai giochi olimpici di  Tokyo 2021: Daniel come  rappresentante del paese dei suoi genitori, il Ghana, e  Simone  come  componente della  nazionale italiana paraolimpica di Judo.  Allenandosi insieme, scherzando, ironizzando  sulla loro diversità,  sul loro essere “caffè e latte”, ha   fatto sì che  questo incontro diventasse l’incontro  della loro vita, unico e irripetibile.

Il Judo   che   loro praticano, e  del quale  hanno appreso i valori, insegna esattamente questo: incontrasi per riconoscersi nelle proprie debolezze, nelle proprie manchevolezze per poter  lavorarci  insieme,  trasformandole in  colonne portanti in  grado di  reggere nuove  fatiche lungo un percorso inaspettato, ma  a lungo sognato.

Lessis more  è il loro  ed il nostro motto, rappresenta quel sentire l’insegnamento del  Judo come  un  impegno  quotidiano  che  non si arrende   davanti alle evidenze, perché certe realtà sono un costrutto  culturale, al quale diamo senso, anche se apparentemente un senso non ce l’ha. Il senso di questa storia, il  cui  finale  è ancora da  scrivere, il senso di questo incontro,  di queste vite parallele è proprio nel sentirsi protagonisti della propria  vita, pur essendo partiti come  semplici spettatori. Daniel Anani e Simone Cannizzaro resteranno  esempi virtuosi  all’interno non solo dello sport  ma  della  società intera, che  grazie a loro  potrà  trovare motivi di crescita.

A cura del Prof. Giuseppe Tribuzio, docente incaricato di Sociologia all’ Università degli Studi “A.Moro” di Bari.