Quattro chiacchiere con Odette

Quattro chiacchiere con Odette

E’ la più giovane del team azzurro che guarda a Rio 2016, ma è anche l’atleta che  nei primi sei mesi del 2014 ha raccolto i risultati migliori: a cinque anni esatti dal suo primo titolo europeo da cadetta, Italiajudo incontra Odette Giuffrida.    1. Domenica hai raccolto la tua quinta medaglia di quest’anno: come […]

Pubblicato da AC il 27 Giu 2014 in Sindelfingen

E’ la più giovane del team azzurro che guarda a Rio 2016, ma è anche l’atleta che  nei primi sei mesi del 2014 ha raccolto i risultati migliori: a cinque anni esatti dal suo primo titolo europeo da cadetta, Italiajudo incontra Odette Giuffrida.

 

 1. Domenica hai raccolto la tua quinta medaglia di quest’anno: come sono andate le ultime due gare?

A Madrid non pensavo di fare bene: è stato un periodo pieno di infortuni e la mattina della gara non mi sentivo bene; ho fatto un pessimo riscaldamento è ho dovuto faticare per autoconvincermi che le cose sarebbero potute andare diversamente…poi mi sono sbloccata e la gara è venuta da sé. Di ritorno da Madrid abbiamo fatto un gran lavoro con la squadra femminile: a Budapest stavo bene…peccato solo per l’incontro dei quarti di finale in cui mi sono fatta male al collo del piede cercando di evitare il sumi-gaeshi della finlandese. Ho sperato fino all’ultimo di combattere la finale: con Maljinda ho un conto in sospeso.. mi sono preparata bene per incontrarla, con Dario abbiamo preparato un nuovo approccio nell’ultimo periodo. Alla fine hanno deciso di fermarmi: mi è servita qualche ora per metabolizzare questa rinuncia ma col senno di poi devo dir che hanno fatto bene: non stavo neanche in piedi dopo la semi…

 2. Majlinda Kelmendi è così forte? Tu l’hai già battuta nel 2013 agli europei di Budapest…

E’ forte, davvero forte ma non è imbattibile. E’ una bravissima ragazza, siamo quasi “amiche”..ma sul tatami è decisamente cattiva: molte si intimoriscono. Io so che ora lei è più forte di me, sono realista, ma è una questione di momento, non penso che sarà sempre cosi: superarla è un obiettivo.

 3. Nel complesso, com’è stata la gara per l’Italia?

Poteva andare meglio. Mi  è dispiaciuto per le mie compagne: tutti ci stiamo allenando al massimo, gli ultimi ritiri finivamo morte e soddisfatte. Tecnicamente e fisicamente tra di noi ci sono dei veri e propri mostri…è solo di testa che dobbiamo crescere e spesso quello che si vede in gara non rende giustizia a quello che uno può esprimere: una giornata no o un pensiero sbagliato purtroppo fanno la differenza.

 4. Il periodo di qualificazione olimpica per te è cominciato con due medaglie su due…Rio resta un sogno o comincia a diventare qualcosa di concreto?

E’ solo l’inizio tutto può cambiare per me e per tutti. A Rio non ci penso, resta un sogno anche perché prima ci sono altre tappe: una su tutte i mondiali junior che nell’ultima occasione non sono andati come avrei voluto. Io so di dover stare a testa bassa e di dovermi allenarmi fino alla morte: quest’anno non ho fatto grandi gare dal punto di vista tecnico e su questo devo lavorare di più e meglio. Poi si vedrà.

 5. Dopo gli europei il team azzurro è stato oggetto di alcune critiche più o meno velate: cosa risponderesti?

Penso che sia facile stare accanto a noi quando le cose vanno bene: su Facebook arrivano centinaia di messaggi di complimenti quando si vince…poi capitano i momenti no e non esisti più. Capisco che il tifo sia anche questo ma come non abbiamo bisog1908346_10203982427670926_7049373660800777081_nno di essere adulati eccessivamente, anche le critiche fine a sé stesse non servono a nulla. Siamo una squadra che lavora nonostante le polemiche: il nostro è un percorso in molti casi cominciato da “zero” e io ogni giorno vedo la fronte sudata di tutti i miei colleghi e dietro la voglia di crescere, di arrivare e di fare finalmente bene. Vincere o perdere nel judo dipende da tante variabili tra cui le nostre esperienze e la nostra storia…a me per esempio è stata data una possibilità enorme visto che sono ancora junior, altri quando erano più giovani non hanno avuto la stessa opportunità e stanno giocando oggi il proprio meglio.

 6. Quali sono i tuoi  obiettivi a breve termine?

Mi sono abituata a non guardare troppo lontano: mi fermo in Russia, al Grand Slam…poi penseremo al resto.

 7. Guardando al tuo percorso, quali sono stati gli ingredienti migliori per la tua crescita? 

La possibilità di girare molto e di fare esperienze nei camp post gara senz’altro, ma anche il fatto di confrontarmi con junior e senior quando ero ancora cadetta: essendo di Roma ho avuto modo di andare al centro olimpico a fare il “sacco”…a qualcuno potrebbe sembrare assurdo o poco di classe ma, essere li e prenderle da Giulia, Rosalba, Elena e Valentina mi ha fatto crescere, forse più del resto.

 8. La prossima settimana nei Campionati Europei cadetti sarà reintrodotto il doppio recupero: che ne pensi?

Favorevolissima! Ora è una follia. Ciascuno di noi vive l’attesa del sorteggio con la preoccupazione di beccare uno dei “mostri sacri” al primo incontro…l’assurdo è che se io becco il più forte al primo sono fuori e chi lo becca ai quarti è recuperato: entrambi abbiamo perso con lo stesso ma per una questione di “fortuna” – e non di valore atletico o tecnico – la nostra gara prende strade diverse. Poi va anche detto che il primo incontro è uno scoglio un po’ per tutti e questo regolamento non ci permette di superare con serenità questo limite. Speriamo che facciano marcia indietro anche per le altre categorie.

 Ody9. Cosa dire a questi giovanissimi per lo più al primo europeo?

Nel 2009 ho vinto gli Europei quasi senza rendermi conto, l’hanno successivo le cose sono state più complicate: arrivavo con il peso dell’oro precedente ma anche dopo un anno tragico in cui in European Cup non ho fatto mezza medaglia…ma mi sono riconfermata. L’europeo è una cosa a sé, bisogna allenarsi ma soprattutto è fondamentale andare in gara senza paura: la testa serve e non bisogna impegnarla con la paura. L’Italia dei giovani è fortissima e ad Atene può dimostrarlo.

 10. In Russia ci sarà un mondiale importante per gli azzurri: come ti sembra visto con tutto questo anticipo?

Io mi emoziono troppo pensando al mondiale: penso solo a fare bene, mi succede anche allenandomi tutti i giorni. Non sarà il contesto a fare la differenza perché la gente è sempre quella: pensare che sia un mondiale più importante degli altri o dare ascolto alle attese serve solo a complicare di più sia la preparazione che la gara.

 11. Chiudiamo con un augurio a tutto il gruppo, ai tuoi colleghi vecchi e giovani…

Che dire….penso che chi sta passando un periodo difficile possa ritrovarsi: tornare a vincere è nelle loro corde, non serve abbattersi anche perché la strada è lunga…forza!!

 

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