Scelgo il judo, ma perché l’Italia non ci aiuta?

Scelgo il judo, ma perché l’Italia non ci aiuta?

Studiare e fare sport in Italia? Un connubio infelice…ma se la vita degli atleti studenti fino ad oggi è stata un vero e proprio inferno, ci ha pensato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a infrangere gli schemi. E’ datata 24 luglio 2014 la lettera del Colle con cui viene posta attenzione all’appello di Mario […]

Pubblicato da AC il 2 Ago 2014 in Monza

Studiare e fare sport in Italia? Un connubio infelice…ma se la vita degli atleti studenti fino ad oggi è stata un vero e proprio inferno, ci ha pensato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a infrangere gli schemi.

Petrosino

Mario Petrosino
(Ph. Franco Di Capua)

E’ datata 24 luglio 2014 la lettera del Colle con cui viene posta attenzione all’appello di Mario Petrosino, il judoka del team scampiano di Gianni Maddaloni, bocciato lo scorso giugno a causa delle numerose assenze per impegni sportivi.

Mario in passato s’è sempre distinto per determinazione e preparazione e ha le idee molto chiare sulla vicenda: “Non ho mai chiesto di essere aiutato NELLE interrogazioni ma PER le interrogazioni: spesso il venerdì partivo per le gare di Coppa Europa e rientrando il lunedì successivo non potevo essere interrogato nei giorni d’assenza. Sarebbe bastato organizzarsi. Ma dei nostri sacrifici alla scuola non interessa nulla: l’importante è rispondere all’appello. ”

All’appello di Mario ha risposto invece il Presidente della Repubblica grazie all’intermediazione del nuotatore paralimpico Gianluca Attanasio: “Sensibile all’istanza da lei inoltrata” scrive il prof. Carlo Guelfi, direttore dell’Ufficio di Segreteria del presidente “il Presidente Napolitano mi ha incaricato di trasmettere la lettera al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per un esame della vicenda”.

Comunque vada a finire, la storia di Mario costituisce un precedente importante a favore dei tanti giovani che dividono la propria vita tra scuola e sport: con il suo intervento il presidente Napolitano ha mosso un passo per infrangere quello che da sempre è un vero e proprio tabù, origine di disagio e spesso cagione di moltissimi casi di drop-out scolastico tra i giovani atleti.

La storia di Mario in verità, è soltanto una delle tante vicende che ogni anno costringono le giovani promesse dello sport italiano a scegliere tra la propria crescita culturale e la possibilità di coltivare un talento ed un sogno. Di fronte ai ricatti di un sistema scolastico stantio ed incapace di promuovere una crescita reale degli studenti come persone – d’altronde come si può guardare alla “persona” quando il primum movnes dell’anno scolastico è la smania di inculcare nozioni per compilare le caselle di un registro? – molto spesso la scelta più semplice è infatti quella di abbandonare l’una o l’altra carriera oppure quella non proprio alla portata di tutti di affidarsi agli istituti privati per arrivare al diploma.

 “Io scelgo il judo perché è il mio futuro” afferma con decisione Mario a lato della vicenda “ma perché l’Italia non ci aiuta come succede nel resto d’Europa a chi come noi fa sport e va scuola? In Svizzera, in Spagna ma soprattutto in Francia è un’altra vita…”

Se MIUR, CONI e Federazioni continueranno ad ignorare il problema, forse per essere finalmente tutelati, ai nostri azzurrini non resterà che andare all’estero all’ombra di un altro tricolore

 

Clicca qui per l’articolo apparso su “Il mattino”

Clicca qui per le nostre proposte in “Perché no? Sportiva-mente” del 09 luglio 2014

 

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Foto da: “Il Mattino” – www.ilmattino.it

 


  1. patrizia says:

    certo la scuola non aiuta gli atleti/e o perlomeno non sempre xchè ad esempio a Torino dopo svariate richieste un itituto superiore ha accolto circa 10 anni orsono l’appello delle famiglie di far entrare gli atleti nella scuola creando un corso (Liceo economico sportivo) dove gli atleti sono aiutati (non intendiamo come aiuto non farli studiare) Aiutati con lezioni di recupero quando sono assenti ,con interrogazioni programmate quando sono presenti
    Certo per poter entrare bisogna produrre una serie di documenti (es.una lettera della federazione /società che attesta l’impegno sportivo che il ragazzo/a deve sostenere durante l’anno,le assenze x la nazionale giustificate ecc ecc)e il calendario gare ufficiale della federazione
    inoltre gli stessi professori sono x la maggior parte ex atleti e questo naturalmente aiuta i ragazzi/e anche nella comprensione tipo il calo peso oppure quanto a livello emotivo possa la settimana prima di una competizione importante influire sul rendimento e altro
    Quindi bisogna come sempre dividere certo i ns ragazzi di Torino sono fortunati come anche a Milano mi dicono che e,forse bisognerebbe uniformare tutto questo e farlo diventare non un singolo episodio ma qualcosa di concreto e magari didattico

  2. mattia says:

    Io ho la fortuna di frequentare un istituto tecnico economico a torino che ha creato appunto un corso per sportivi a livello agonistico. È una buona opportunità per chi fa molte assenze per impegni sportividi potersi organizzare con i professori e programmare le interrogazioni, esto dovrebbe essere l’aiuto che si da ai ragazzi.

    • Alessandro Comi says:

      Grazie Patrizia e grazie Mattia per avere condiviso la vostra positiva esperienza. Purtroppo, esempi come il vostro, sono rari: in tutta l’Italia sono più che frequenti i casi in cui delle vere e proprie promesse, giovani ma cariche di successi internazionali, sono “vessate” da un sistema scolastico ed universitario frustrato e disinteressato alla crescita della persona nella sua globalità. E’ grave che il CONI, le Federazioni ed i ministeri di competenza non si adoperino per affrontare un problema che nazioni più evolute della nostra hanno da tempo risolto con discreto successo: l’auspicio è che le esperienze positive come quella che voi portate, siano studiate come punto di partenza per un cambio di prospettiva nazionale in materia di sport e scuola.

      AC

  3. mimmo says:

    Amici, secondo un mio punto di vista, i casi di Torino e Milano tamponano il problema. I “capoccioni” lo dovrebbero risolvere. Io un idea la tengo e non mi danno l’opportunità di presentarla. Io non devo essere obbligato a fare una determinata scuola, io credo che TUTTI gli istituti scolastici devono avere classi dedicate a questi ragazzi, con riferimento insegnanti di educazione fisica i tecnici delle società e le federazioni. Esistono le raking list in tutti gli sport, quindi esiste la possibilità di vedere effettivamente se il ragazzo è un agonista “di passaggio” oppure è un agonista di interesse nazionale. PARLIAMOCI CHIARO, LA SCUOLA E’ LONTANO DAI GIOVANI, SE NE FOTTONO DI CHI FA SPORT, …l’importante come dice il nostro Mario, “è rispondere presente all’appello. Se c’è qualcuno che conta che può fare qualcosa io un idea la tengo…contattatemi pure ed insieme cercheremo di fare qualcosa. (questo un appello disperato, come tecnico e come padre ho inviato richieste e proposte ma non ho avuto nessuna risposta…non sottovalutiamo il problema, altrimenti saremo costretti che i nostri campioni pur di non abbandonare la scuola andranno all’estero…altro che bandiera dell’Italia)
    Alessandro Grazie per aver dato voce al nostro ragazzo.

  4. vittorio says:

    In Italia abbiamo avuto delle esperienze all’avanguardia per andare incontro a questo genere di problema. Il CONI Provinciale di Mantova alcuni anni fa era riuscito a farsi finanziare dalla Comunità Europea, grazie ai fondi sulle pari opportunità, un progetto che poggiava su due importanti piloni. Il primo era mirato all’inserimento nel mondo del lavoro di ex-atleti che passata la trentina e dopo anni di agonismo avevano difficoltà a trovare occupazione. Il secondo era mirato agli studenti/atleti e metteva a disposizione dei fondi per il recupero delle ore perse causa competizioni e ritiri. Quasi sempre queste ore erano gestite dalla scuola attraverso gli stessi insegnanti di ruolo che così vedevano gli studenti/atleti non come dei perditempo ma come giovani impegnati su più fronti. Il Presidente del Coni MN di allora Mauro Redolfini fu perfino invitato ad esporre i contenuti del progetto presso il Parlamento Polacco che ne voleva trarre spunto per farne una legge nazionale. In Italia è passato tutto quasi sotto silenzio. Personalmente sono convinto che se i fondi erano accessibili allora lo possano essere ancora basterebbe un ente capofila per ricostruire il progetto su larga scala.

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