Sportiva-mente

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  Il quinto appuntamento della rubrica “Perché no?”, affronta il tema della quotidiana lotta tra sport e scuola. Il sistema scolastico italiano infatti non solo è tremendamente arretrato rispetto al resto d’Europa per quel che riguarda lo sport e gli sportivi, ma soffre di una diffusa forma di ignoranza che antepone le convenzioni bulimiche dell’implementare […]

Pubblicato da AC il 9 Lug 2014 in Monza

 

Il quinto appuntamento della rubrica “Perché no?”, affronta il tema della quotidiana lotta tra sport e scuola. Il sistema scolastico italiano infatti non solo è tremendamente arretrato rispetto al resto d’Europa per quel che riguarda lo sport e gli sportivi, ma soffre di una diffusa forma di ignoranza che antepone le convenzioni bulimiche dell’implementare sapere alla possibilità di crescere uomini e donne talentuose…

 

Perché no? – Sportiva-mente

Si sa: in Italia il connubio mente-corpo è ancora tabù. Studiare e fare sport, soprattutto se ad alto livello è un’impresa quasi impossibile. È cosa di tutti i giorni che centinaia dei nostri atleti vengano ricattati – si, ricattati – col sorriso beffardo da “inculata”  (mi si passi il termine per quanto triviale) che solo certi professori sanno vestire: “si, hai sei in tutte le materie, ma se continui con quegli allenamenti non so se l’anno prossimo…” Parole di ordinaria follia, subdola ordinaria realtà.

Perché dunque non smuovere le basi per promuovere un cambiamento nel modo di pensare? D’altronde sarebbe ora di guardare agli atleti come a dei talenti al pari dei musicisti e degli studenti eccellenti in matematica, latino ed arte, con un unica fondamentale differenza: chi fa sport e non per hobby, coltiva in parallelo due percorsi cruciali per la sua crescita personale, il cui primo obiettivo deve essere quello di nutrire e sviluppare al meglio il proprio talento, le capacità e se vogliamo i “doni” che ciascuno esprime. Due percorsi significa in soldoni, organizzare una giornata tra studio, allenamenti, diete, trasferte…è una scelta coraggiosa e di certo più scomoda di quella più ordinaria che vede un giovane sui libri, sul divano, ai parcheggi con gli amici e al sabato in discoteca. Alla scuola in verità e purtroppo questo basta e gli effetti si vedono.

Detto ciò, sono doverose due considerazioni: da una parte è fondamentale che avere una formazione culturale sia un dovere ed una responsabilità di ogni ragazzo che sia un atleta o meno; d’altro canto è anche ora di ammettere che gli standard di ciascuno studente siano individuali e personalizzabili, soprattutto di fronte ad atleti i cui talenti si esprimono prima nel corpo che nella mente.

Cosa si potrebbe fare in pratica? La Babele delle scuole italiane di certo è un sistema tutt’altro che permeabile…tuttavia è compito della Federazione (delle Federazioni, in vero) mettersi in prima linea di fronte al MIUR ed al CONI per catalizzare una presa di coscienza di cosa sia un atleta che studia: per quanto il percorso sia impervio, sarebbe irrispettoso ed irresponsabile rinunciare in partenza e non collocare questo obiettivo tra le priorità. In secondo luogo potrebbero essere messe a punto alcune “buone abitudini” a “costo zero” (visto che il problema principale di questi tempi sono le ristrettezze economiche) per tutelare i tesserati che vivono la doppia identità di atleta e studente. Alcuni esempi: certificare lo status di “atleta di interesse nazionale” con un documento personalizzato da consegnare alla scuola; elaborare un calendario con eventi, attività ed obiettivi sportivi di un atleta di “alto livello” da condividere con il consiglio di classe (utile strumento che la CNAG potrebbe utilizzare anche per lavorare in modo sinergico con i club e con le famiglie….); e per i nazionali, perché non “monitorare” l’andamento scolastico insieme ad allenatori e famiglia per evitare di arrivare a rinunce last minute di fronte all’esame di recupero durante il ritiro pre-europeo?

Nulla di ciò è immediato certo, ma almeno provare…perché no?

 

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  1. pat says:

    sono mamma e da molto tempo sento questo problema che però a torino si è in parte (e dico in parte)risolto
    C’è infatti una scuola (Quintino Sella )che si è molto bene attrezzata x gli studenti atleti e che molto ben gestita da professori che sanno di cosa parliamo essendo in parte stati atleti
    un organizzazione che con le pianificazioni delle società riesce a coniugare impegni scolastici e impegni sportivi aiutando anche e soprattutto nel momento della famigerata maturità
    quello che trovo mancante è Università,non ci sono facoltà che permettano ad uno studente di imparare via web ad esempio(naturalmente parliamo di università pubbliche) e così si va sul privato e i costi salgono, ci sono federazioni come AICS che riescono a fare una convenzione con le università telematiche facendosi scontare 1000 euro sulla tassa

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