Uniti, perche’? – Parte I

Uniti, perche’? – Parte I

Dopo il successo della rubrica “Cronaca, Commenti e Storia del Judo Italiano”, che ho totalizzato in 15 numeri un totale di circo 90 mila visualizzazioni, il maestro Silvano Addamiani, VIII Dan di Judo, continuera’ a farci compagnia ogni giovedi’. Questa settimana e la prossima ci parlera’ di “Uniti, perche’?”. Affrontera’ poi i tempi piu’ diversi, […]

Pubblicato da S. Addamiani il 29 Gen 2015 in Roma

Dopo il successo della rubrica “Cronaca, Commenti e Storia del Judo Italiano”, che ho totalizzato in 15 numeri un totale di circo 90 mila visualizzazioni, il maestro Silvano Addamiani, VIII Dan di Judo, continuera’ a farci compagnia ogni giovedi’. Questa settimana e la prossima ci parlera’ di “Uniti, perche’?”. Affrontera’ poi i tempi piu’ diversi, ma sempre con il medesimo sguardo critico e con le utili e perspicaci provocazioni. Voi che cosa ne pnesate? 

 

Ultimamente tante voci federali, si sono levate, a mezzo stampa, che illustravano, con tesi alquanto deboluccie e bislacche del perché gli sport della FIJLKAM dovevano essere così uniti in questa Federazione. La tesi ci diceva che il cordone ombelicale che unisce queste discipline  era quello di essere tutte sport da “combattimento”.

Che bella trovata! Quanto tempo ci avranno pensato per scriverla?

Questo grosso problema dell’unione, si è evidenziato maggiormente proprio in questo momento di rinnovo generazionale federale, dove alcune voci si erano larvatamente fatte sentire, fuori dal coro, per chiedere la divisione di queste discipline. Non è un caso che in una Federazione così variegata con i suoi sport, abbisognasse di una tesi che gli desse modo di essere credibile in un contesto sportivo. L’unione, dice lei, è determinata dal fatto che tutti i suoi sport sono sport da combattimento.

E tutti gli altri sport, ci si domanda, che cosa sono “PINZELLACCHERE?” Avrebbe detto il grande Totò.

Un governo debole, come l’attuale, appena sfiorato da un contrasto di pensiero, si ricorda di avere il potere e con due tratti di penna o di computer, cerca di annullare o mistificare la  storia sportiva, non  scritta in Italia volutamente, di alcune discipline, che raccolgono migliaia di praticanti. Così facendo, la federazione non si accorge di limitarne, a nostro parere, il loro progresso e la loro diffusione?

È  incredibile, poi, come queste situazioni, si protraggono da oltre cinquant’anni, ogni tanto vengono evidenziate da una voce più temeraria, ma poi subitaneamente tacitate. La verità doveva rimanere sempre celata nell’ombra dell’ambiguo. Si accetta l’apparente, di una tesi assurda e se ne fa una legge istitutiva. Questa ennesima enunciazione é stata una provocazione che non ci ha fatto essere più silenti.

Pazienti si, ma fessi è proprio inaccettabile.

Allora, se si avvalora questa tesi federale, ci si domanda: perché non c’è il taekwondo? Che pure c’era, perché non c’è il kung fu? Che pure c’era nella inglobata FIK?, forse che questi non erano sport da combattimento?

Nella FIJLKAM dovrebbero anche aggiungere, per esempio, la Box, e la muay thai, quest’ultimi non sono sport da combattimento? O sono danze tribali?

Se son tutti, i presentati, sport da combattimento allora, con questo principio, perché non fare un unica federazione invece di sei? La situazione non cambierebbe di molto dall’attuale e farebbe risparmiare un sacco di soldi al CONI.

Una bella provocazione non vi sembra?  Un pò simile alla tesi federale.

Eppure quest’ultima è una vera e propria boutade satirica, mentre l’altra, quella federale, è una vera e propria attualità reale.

Cinquant’anni fa  il judo fu inserito nella FIAP, attuale FIJLKAM, come sport aggiunto, perché c’erano delle affinità con la lotta, si diceva, non certamente con i pesi che nella federazione c’erano. Le affinità erano: che il judo  si praticava sulla stessa materassina della lotta, mai nessuno però, aveva detto che i tatami in Italia non esistevano, che il judo si praticava negli stessi ambienti della lotta, ma, nessuno aveva mai detto che non c’erano palestre private; tutte le palestre erano proprietà di Comuni, scuole, dopolavori ed organizzazioni similari che naturalmente erano occupate anche dalla lotta  prevalentemente e dai pesi, perché nate storicamente prima e in secondo luogo, avevano in comune quello di essere sport di palestra. Ecco  spiegata tutta la  contiguità che si era creata tra queste prime discipline ed il judo. Per il resto della divisione si andava da oriente ad occidente. Dove la trovavi la congiunzione? Durante quei primi anni, nessun diritto democratico era concesso al judo, basta leggere le carte federali e lo svolgersi politico dei suoi congressi, unici documenti storici. Eppure il judo, nel contempo, aveva triplicato le sue potenzialità rispetto agli altri settori! Nonostante tutto Ci vollero vent’anni di lotte politiche sportive per ricreare degli equilibri apparentemente democratici. Il judo divenne sport olimpico e incominciò a vincere con continuità medaglie pesantissime in questo contesto, ma il governo di se stesso, al judo, non gli fu mai permesso di attuarlo, le leggi erano sibilline o forse non erano ancora  nati dei buoni judoka dirigenti. Il futuro ci spiegherà meglio questo periodo turbolento.

Si aggiunse nella FIAP il karate, perché? La storia scritta, che non c’è, il sottoscritto la racconta così, perché c’era.

Il karate nacque in Italia nel 1956 presso la palestra Kodokan di Firenze il suo fondatore M° Wladimiro Malatesta già maestro di judo, dette l’avvio della disciplina, della mano vuota, nel nostro paese.

L’ascesa del karate fu rapidissima, piaceva alla gente ed i suoi promotori erano stati molto bravi nel promuoverlo. Con il diffondersi del judo si erano aperte molte palestre private e proprio in esse il karate incominciò ad espandersi.

I federali fecero di questa opportunità logistica la loro teoria fondante della comunanza delle due discipline.

Da Firenze il baricentro del governo del karate si spostò a Roma.

Nel contempo a Milano nacque un’altra  realtà  nella variegata  disciplina del karate; possente, economicamente forte e con un alto tasso tecnico. Lo scontro, tra le due realtà di Milano e di Roma, arrivò al CONI che decise di affidare  la gestione nazionale del karate alla FIAP che lo avrebbe governato parzialmente ed economicamente. Anche dopo la scomparsa del presidente Ceracchini, primo presidente della FIK, si succedettero altri presidenti eletti nelle assemblee indette dalla Federazione FIK ma questi ultimi governatori però, avevano sempre in comune,  il viatico del presidente della FIAP. Poi, dopo tre mandati consecutivi, accadde l’imprevisto per la FIAP, il suo candidato fu sconfitto, vinse l’avv. De Petrillo Luigi, e fu così che la Federazione decise unilateralmente  di inglobare, nel suo organico, la FIK. Perché? E’  ancora un mistero per molti! Si cambiò l’acronimo federale da FILPJ a FILPJK e si andò avanti come se nulla fosse. Nessuno parlò e tutti furono consenzienti. E i karateka di Milano  cosa fecero? Pensarono a governare se stessi facendo un’altra organizzazione.

Cosa centra dunque il karate come sport da combattimento con la lotta e il judo? L’unione, ci sembra, sia dovuta solo a causa di forza maggiore e politica e non  ha un nesso con la realtà sportiva di sport da combattimento.

Cosa si cela sotto quella dichiarazione d’intenti di unità degli sport della  FIJLKAM?

continua…

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  1. marco bottinelli says:

    Il M°Addamiani ha ragione dal punto di vista tecnico Noi possiamo avere affinità solo con la Lotta , In un ottica degli sport da combattimento sicuramente ne mancano tantissime specialità tra cui spicca il taekwondo sport olimpico come Noi, la boxe con il Professionismo a mio modo di vedere fa storia a sé. Cosa ci accomuna ??? Probabilmente niente, se non la necessità di SOPRAVVIVENZA. Immaginate la ns. macchina burocratica con tutti i suoi elementi dagli uffici tesseramenti a quelli stampa,il centro Federale di Ostia solo per Noi o per il Karate, rimarremmo probabilmente senza luce e gas. Ma ancora 2 vittorie del Judo 3 del Karate, 1 della lotta, ecc.Magari a Mondiali e Olimpiadi e il Mondo Sportivo Italiano percepisce che c’é una federazione che attiva questi sport e che essi sono presenti nel ns. Paese. In tempi magri come questi sopratutto vale il motto l’UNIONE FA LA FORZA, in fondo sia tutti combattenti, la testa é quella, dobbiamo con grande RISPETTO (altro concetto da Sportivo ma sopratutto da Combattente) cercare di non prevaricare nessuno, di equilibrare l’immagine della Federazione su TUTTI gli sports presenti, e imparare da quei settori che dentro la ns. federazione ( ma anche fuori) funzionano organizativamente meglio.con UMILTA’. Tante piccole federazioni sarebbero economicamente ingestibili e mediaticamente insignificanti (non che cosi siamo alla ribalta, ma al peggio non c’e fine) Comunque a mio personalissimo parere questi oggi,sono motivi sufficienti a spiegare perchè siamo un’unica federazione.

  2. porcari giuseppe says:

    Il maestro Addamiani ha ragione su tutto e non solo sulla collocazione del mostro judo con, e tra, gli sport da combattimento.
    Credo di aver capito il senso del suo ragionamento, M. ADDAMIANI, che non vuole soffermarsi ad una radicalita’ della logica L’UNIONE FA LA FORZA,quanto ad evidenziare la forzatura di una collocazione che non abbiamo mai voluto e che abbiamo dovuto subire, in 40 anni, da parte di persone che il JUDO non lo hanno mai fatto e che lo hanno solo strumentalizzato, con le molte medaglie che i nostri atleti hanno prodotto, a loro beneficio mortificando non poco, le ambizioni che la stessa disciplina avrebbe strameritato.
    Non dobbiamo mai dimenticare che i nostri migliori dirigenti quanto hanno tentato di dare una autonomia al settore sono stati allontanati perche’ potevano far decollare la gallina dalle uova doro. Altro che rispetto,non solo non abbiamo mai prevaricato nessuno ( sono daccordo non e’ nel nostro DNA di combattenti) ma siamo stati schiacciati nelle nostre aspettative e nelle nostre ambizioni, tanto e’ vero che dobbiamo augurarci che iniziative come quelle attuate dal MAESTRO MADDALONI continuino, per non far finire il nostro sport nel dimenticatoio visto che la nostra federazione si e’ sempre beata dei risultati ma non ha mai attuato le politiche di promozione, di cui il nostro settore ha bisogno.RIMANERE INSIEME, SI, MA IN PIENA AUTONOMIA ORGANIZZATIVA GESTIONALE.
    Per la cronaca, e per il bisogno che le cose vengano dette per quello che sono state,il settore Karate venne annesso nella nostra federazione perche’ con la vittoria dell’avv DE PETRILLO sul candidato della federazione Prof. GIUSEPPE PELLICONE avrebbe potuto staccarsi e diventare una federazione associata, non piu’ controllata ne controllabile. A questo punto, Il Presidente della FILPJ preferi’, con una forzatura, ALTRO CHE RISPETTO, invalidare le elezzioni del KARATE per far posto al Fratello GIUSEPPE PELLICONE riscattando lonta della sconfitta,regolare, subita.ALTRO CHE UMILTA’. Sarebbe andata meglio? sarebbe andata peggio? Non lo sapremo mai, perche’ anche il settore KARATE come il JUDO e’ stato solo condotto con la logica del potere.

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